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domenica 8 novembre 2015

I Neanderthal migrarono in Italia prima di quanto si pensasse

Un nuovo studio ha scoperto che gli uomini di Neanderthal arrivarono sulla penisola italiana 250.000 anni fa, 100.000 anni prima di quanto si pensasse.

La nuova ricerca ha il potenziale di causare un ripensamento significativo sui tempi e la distribuzione di proto-umani in tutta l'Europa preistorica.

La cava di Saccopastore

Due crani di Neanderthal, il primo rinvenuto nel 1929 dal duca Mario Grazioli, proprietario della cava di ghiaia di Sacco Pastore, località della campagna romana sulla riva sinistra del fiume Aniene, il secondo nel 1935 nello stessa località dai paleoantropologi Alberto Carlo Blanc e Henri Breuil, sono stati la base dello studio dei ricercatori. Il team ha effettuato un'analisi sui depositi radioattivi presenti nei sedimenti nei due teschi, datandoli a 250.000 anni fa.

Henri Breuil e Alberto Carlo Blanc a Saccopastore, nell'aprile del 1935

Fabrizio Marra, uno dei ricercatori coinvolti nello studio, ha detto: "I risultati dei nostri studi dimostrano che i resti di Saccopastore sono 100.000 anni più antichi di quanto si pensasse - e spingono indietro l'arrivo dell'uomo di Neanderthal in Italia a 250.000 anni fa."

Il team che ha studiato i due teschi è composto da scienziati dell'Istituto Italiano di Geofisica e Vulcanologia, che hanno lavorato fianco a fianco con paleontologi e antropologi dell'Università Sapienza di Roma e dell'Università del Wisconsin-Madison negli Stati Uniti.

I due teschi di Saccopastore

I Neanderthal erano simili agli esseri umani in apparenza, anche se erano più bassi e tarchiati. I loro volti generalmente presentavano un naso largo, una arcata sopraccigliare prominente e zigomi angolati. Sono i nostri parenti estinti più stretti.

Lo studio di Marra e colleghi suggerisce che i Neanderthal si diressero verso la penisola italiana "più o meno nello stesso momento del loro arrivo in Europa."

Fiorenti in Europa per gran parte del Pleistocene, i resti dei Neanderthal sono stati trovati in tutto il continente, dalla costa del Mar Nero della Russia alla costa atlantica della Spagna. Sulla base delle prove fossili, si presume si siano estinti circa 40.000 anni fa, anche se la ricerca recente ha suggerito che si possano essere effettivamente estinti un po' prima, circa 45.000 anni fa.

Cosa esattamente abbia causato la scomparsa dei nostri cugini genetici dal continente è una questione fortemente contestata. Le teorie vanno dagli effetti degli esseri umani, sia attraverso una maggiore competizione per il cibo e le risorse o dalla trasmissione involontaria da parte dei Sapiens di fatali malattie ai Neanderthal, al cambiamento climatico o anche una importante eruzione vulcanica.

Prima di questo studio, l'esemplare di Neanderthal più antico ritrovato in Italia era l'Uomo di Altamura. Scoperto incorporato in una cava di calcare nel Sud Italia, nel 1993, l'analisi dei depositi di calcio sullo scheletro dell'Uomo di Altamura hanno suggerito risalga dai 128.000 ai 187.000 anni fa. Lo scheletro è rinomato per aver fornito il più antico campione di DNA estratto da sempre da un uomo di Neanderthal.

Marra e il suo team sono stati ispirati all'analisi dei reperti di Saccopastore da un mistero che ha afflitto gli scienziati da quando i teschi sono stati scoperti. Undici manufatti di pietra trovati a Saccopastore sembravano essere significativamente più antichi rispetto delle ossa stesse. Ridatando i crani, questa incoerenza è stata chiarita.

I risultati saranno pubblicati sulla rivista Quaternary Science Reviews, a fine mese.

Fonti:
Museo di Antropologia "Giuseppe Sergi" Sapienza - Università di Roma.




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