Prende il nome dal promontorio roccioso dove fu rinvenuta dall'archeologa Maria Reggiani Rajna a Teglio in provincia di Sondrio nel febbraio del 1940. Fu lei a capire per prima che quei sass cun sü di matutin – come li avevano definiti i contadini intenti allo scasso di una vigna, sorpresi dalla scoperta nel letto della vigna dei tre massi con incomprensibili figure – erano in realtà remoti messaggi affidati alla pietra dagli antichi abitatori della zona, che ella studiò con passione, dandone notizia nella pubblicazione ufficiale della Reale Accademia d’Italia del 1941.
Conservata nell'Antiquarium di Teglio, al piano terra di Palazzo Besta, è uno tra gli oggetti più misteriosi e di difficile interpretazione. Presenta forma ovale, misura 80 cm in altezza e 50 cm di lunghezza, datata tra il 1800 e il 1600 a.C. Eseguita in un'unica fase, ha dato origine a varie interpretazioni.
Per Anati rappresenta un disco solare con fasci e dischi e dischi minori ai lati, con un elemento semiellittico al di sotto formato da undici linee parallele terminanti con decorazioni a coda di rondine. A destra due pendagli ad occhiale.
Fotoritratto di Maria Reggiani Rajna
Caven 1941: le stele, gli scavatori e gli scopritori
Secondo Guido Cossard, fisico e presidente dell’Associazione Ricerche e Studi di Archeoastronomia Valdostana, la stele avrebbe un significato da ricercare proprio nell'archeoastronomia: le stesse spirali richiamano il moto del Sole in relazione al mutamento delle stagioni, il cui arco aumenta o diminuisce nel nostro cielo rendendo le giornate più lunghe o più corte, creando veri e propri moti a spirale.
Il masso do Borno
Adriano Gaspani, ricercatore dell’Osservatorio Astronomico di Brera, ha condotto diverse ricerche sull'arte figurativa camuna, come mezzo per unire il mondo spirituale con quello materiale: stiamo parlando di un popolo che avrebbe cercato di dare forma visibile all'incomprensibile. I nostri antenati erano suggestionati dagli eventi naturali della Terra e, per ovvi motivi, ancor più da quelli del cielo, da quei fenomeni celesti che dovevano costituire una qualche manifestazione delle divinità. Il Sole, l’astro principale, veniva rappresentato nei cosiddetti “simboli solari”, accompagnandolo ad altri corpi celesti, quali la luna e le stesse comete. Ed è proprio quella di una cometa la forma alla quale è stata comparata la stele di Caven da Adriano Gaspani, che l’ha denominata come “teomorfo a dischi concentrici con tre appendici a forma di coda”, un autentico ritratto di una cometa.
La stessa immagine appare anche in una decina di altre incisioni separate da una considerevole distanza. La stele di Valgella, il masso di Borno e la stele di Cornal, sono incisioni riguardanti figure di astri sorprendentemente somiglianti, a riprova che il teomorfo non sarebbe un’immagine casuale e isolata, ma un simbolo importante e per questo sistematicamente riprodotto.
Il teomorfo, ricorda sempre Gaspani, confrontato alle altre incisioni, risulta essere come il più complesso a livello grafico e dunque quello che richiedeva più impegno per la tecnica utilizzata. Per rappresentarlo occorreva l’intervento di un artista preparato, altrimenti veniva facilmente evitato dagli incisori occasionali, perché troppo impegnativo”. Ed invece non solo è stato riprodotto in differenti luoghi, ma alla sommità di steli, in posizioni difficoltose e predominanti. Ma soprattutto, mentre altre immagini di stampo quotidiano, come pugnali, uomini o animali erano ripetuti sullo stesso masso, il teomorfo appariva una sola volta.
Stele Valgella 1
Parete di roccia presso il Capitello dei due Pini a Paspardo
Il teomorfo, ricorda sempre Gaspani, confrontato alle altre incisioni, risulta essere come il più complesso a livello grafico e dunque quello che richiedeva più impegno per la tecnica utilizzata. Per rappresentarlo occorreva l’intervento di un artista preparato, altrimenti veniva facilmente evitato dagli incisori occasionali, perché troppo impegnativo”. Ed invece non solo è stato riprodotto in differenti luoghi, ma alla sommità di steli, in posizioni difficoltose e predominanti. Ma soprattutto, mentre altre immagini di stampo quotidiano, come pugnali, uomini o animali erano ripetuti sullo stesso masso, il teomorfo appariva una sola volta.
Stele Cornal 1
Unico è ciò che è divino. Un’immagine importante secondo Gaspani, forse un evento da ricordare, unico e irripetibile: una cometa in transito tra due stelle luminose, ad esempio. O, sempre a detta dello studioso, un’eclisse di Sole che avrebbe reso visibili due pianeti. Ma se vogliamo osare ancora di più, per via di questa sua unicità, non potrebbe essere stata un’antichissima manifestazione extraterrestre? Qualsiasi forma reale o eterea si tratti e che attraverso la stele di Caven abbiano desiderato riprodurre, non ci è ancora concesso di sapere, a meno che, in futuro una identica forma non si manifesti nuovamente.
Stele Bagnolo 2
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